CUOREDEBOLE

 

di Enoch Marrella da F. Dostoevskij

 con Enoch Marrella e Edoardo Ripani

Scena: Selena Garau | Musica: Angela Bruni | Costumi: Stefania Ponselè
Disegno Luci: Astrid Jatosti | Foto di scena: Anna Faragona
Immagine di locandina e grafica: Riccardo Amabili

Regia e drammaturgia: Enoch Marrella

 

Tratto dal racconto giovanile di F. M. Dostoevskij “Un cuore debole

È la storia di due amici e colleghi che vivono sotto lo stesso tetto: Vassja Sciumkòv ed Arkadi Ivanovic. Vassja ha un difetto fisico, è un po’ storto da un fianco, è “sbilenco”, e ha coltivato negli anni di un rapporto di dipendenza ai limiti della morbosità con l’amico Arkadi.  La vigilia di capodanno Vassja annuncia all’amico “Io prendo moglie”, ma una trama di ostacoli più mentali che reali si frappone fra Vassja e la sua stessa felicità. Il matrimonio è alle porte ma Vassja non riesce a sentirsi degno di quello che gli sta accadendo. “Com’è possibile che io non abbia mai fatto del bene a nessuno, perché non lo potevo fare, e persino d’aspetto sono sgradevole, e tutti quanti invece m’abbiano voluto bene?” – Così si rivolge Vassja ad Arkadi sull’orlo di uno schiarimento che preannuncia il delirio. Assisteremo ad una rapida discesa verso la follia, un’insensata fuga dalla felicità. La felicità stessa quindi, e non solo il dolore, in determinate condizioni di debolezza, può risultare ingestibile o addirittura insopportabile. L’idea svalutata di sé, tema carissimo alla psicologia, si scatena in tutta la sua portata tragicomica nel momento in cui si traduce in azione drammatica dando vita a una storia più divertente che seria, più commuovente che triste.

NOTE DI REGIA

La Musica e la Scena sono tese a creare uno spazio fisico e sonoro di tipo astratto. La musica è una fusione post-moderna di temi conosciuti – da Beethoven a  Simon and Garfunkel – rielaborati in chiave sintetica. La scena è invece ispirata a Malevič e al Suprematismo russo.

Tutto si svolge all’interno di un quadrato di pochi metri dal quale i due protagonisti non escono mai. Questa figura apparentemente semplice e rassicurante si ripete in tutto lo spazio:  tutto è quadrato, e questa forma finisce per dominare la vita dei due malcapitati, condizionando le loro vite e la loro struttura mentale. Il quadrato in cui si muovono i due personaggi infatti altro non è che l’espressione del loro quadrato mentale, una vera e propria prigione, in cui, nessun essere umano, tanto meno un “cuore debole”, può resistere a lungo senza impazzire. I due personaggi si inseguono vorticosamente in questo spazio severo e crudele, forzandolo, corrompendolo con i loro impulsi sentimentali, fino a rompere le linee rette della razionalità in cui sono inseriti. È forse la più classica fra tutte le contrapposizioni quella tra il cuore e la mente, ma chi di noi oggi non sospetta di essere rinchiuso nel proprio quadrato mentale?

CUOREDEBOLE debutta a Roma nel 2012; viene co-prodotto dal Teatro Vittoria all’interno della rassegna Salviamo i Talenti; nel 2013 lo spettacolo è vincitore concorso Teatro Made in Marche e viene distribuito attraverso circuito teatrale AMAT MARCHE; nel 2015 viene presentato con sottotitoli in francese all’IIC di Bruxelles.

 

COSí LA CRITICA

Un tema, questo della follia causata da un eccessivo e perciò insano bisogno di razionalità, di logicità forzata, che ritroviamo puntualmente in due commedie di Eduardo De Filippo, La Grande Magia, scritta insieme a Pirandello nel 1936 e Ditegli sempre di sì del 1927, dove la pazzia risulta proprio da una necessità “civile”, potremmo dire mondana – basti pensare al Super- Io freudiano – di tenere sotto controllo da una parte il caos emotivo e l’anarchica sentimentale delle passioni umane, e dall’altra proteggere, con una sorta di velo di maya, ciò che la nostra coscienza non vuole né deve vedere, illudendosi di non aver alcuna responsabilità per ciò che gli accade intorno.

Claudio Vettraino | Persinsala.it

 

Affiancato a una performance ordinata e precisa, l’affetto fraterno dei due, reso con grande efficacia dai due giovani attori – che riescono a far riaffiorare quella nostalgia commovente de I Fratelli Karamazov o quella profonda ambiguità delle pulsioni umane che rimanda a tutto l’universo dostoevskiano, da Delitto e Castigo ai Demoni – è la vera chiave di una tragedia microscopica che ritrae di noi tutti quel misterioso imbarazzo dei sentimenti che coglie l’animo sul ciglio della felicità.

Sergio Lo Gatto | Teatro e Critica

 

 

Enoch Marrella è attore, regista e formatore.  Diplomato nel 2006 al DAMS di Bologna e nel 2009 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma. Tra gli insegnanti: Anna Marchesini, Mario Ferrero, Lorenzo Salveti, Mario Maldesi, Massimiliano Farau, Michele Monetta, Matteo Belli e Paolo Giuranna. Tra i registi Carlo Cecchi, Walter Manfré, Claudio Longhi, Pippo Del Bono, Michele Placido, Lilo Baur, Lajos Talamonti, Anastasia Sciuto, Terry Paternoster e Andrea Ciommiento. Si perfeziona con una masterclass tenuta da Maestro Polacco Krystina Lupa alla Biennale Teatro College 2013 e una summer school tenuta dall’autore e regista Richard Maxwell nel 2016 presso l’A.R.T. di New York. E’ Vincitore del premio Made in Marche (2013) con lo spettacolo Cuoredebole e finalista al premio Dante Cappelletti (2014) con lo spettacolo Nell’oceano il mondo. Si occupa di formazione e progettazione teatrale per conto di strutture pubbliche e private. Al cinema debutta a fianco dell’attore Neri Marcorè nel Film Leoni e successivamente nel film Fiore diretto da Claudio Giovannesi (Quinzaine des Réalisateurs – Cannes 2016).  Da maggio 2017 lavora come performer al Guido Reni District sotto la direzione artistica di Giancarlino Battafarano.

 

 

Immagine anteprima YouTube

 

 

 

 

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