LE TATE

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scritto e diretto da

ALESSANDRA PANELLI

interpreti e personaggi

BARBARA PORTA
La Tata Angela – La nonna Flò – La bambina Olga

COSTANZA CASTRACANE
la Tata Lina – La Nonna Elena – La bambina Simone

SOFIA DIAZ – MARIA ROVERAN
La Tata Anna – La Nonna Maria – La bambina Valeria

disegno luci
Astrid Jatosti

videografia
Marco Schiavoni

Le musiche di Poulenc, Scarlatti e Mozart sono state scelte da registrazioni della pianista Marcelle Meyer

LE PARENTELE

Nonna Maria ha come nipote Olga e come tata Lina
Nonna Elena ha come nipote Valeria e come tata Angela
Nonna Flò ha come nipote Simone e come tata Anna

ARCO TEMPORALE
1930/ 1960/ 1970/ 1990/ Oggi

 

Sinossi
Sulla scena tre sedie e nient’altro che la recitazione di tre attrici per raccontare piccoli frammenti di vita di tre nonne, tre bambine, ma soprattutto tre tate, figure fondamentali dell’infanzia di una certa generazione. Un lasso di tempo che va dal 1930 ad oggi, fra risate, giochi magici, pianti e dolci malinconie.

Note di regia
Tempo fa mi capitò di leggere il diario scritto in gioventù dalla mia nonna mater-na e ne fui molto impressionata. Era lo scorcio interessante di un’epoca ma quello che mi colpì in modo particolare fu la descrizione dei miei parenti, soprattutto di mia madre, da bambini. La lettura di questo diario mi fece riflettere sull’intricata tessitura di relazioni umane che legano, inevitabilmente, i membri di ogni famiglia e che, in qualche modo, possono modellare le generazioni future. Rimuginando fra passato e presente, fra presenze amorose ma anche ingombranti, o gelide assenze, mi resi conto di quanto fondamentali fossero state, per alcuni di noi, le Tate, ovvero quelle persone che avevano dedicato, a volte con generosità disarmante, la loro vita a noi bambini.
Questo spettacolo nasce come un gioco e per un lungo periodo, complici le mie amiche attrici, lo abbiamo provato fra noi con l’unico scopo di curiosare fra le pieghe dell’animo umano. Ho cercato ispirazione dai ricordi delle vere nonne e tate di ognuna di noi, ripercorrendo i nostri pieni e i nostri vuoti fino a trovare una forma drammaturgica. Un testo che nasce da una ricerca interiore, da un flusso di memorie e che vive di essenzialità.

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