LA LOCANDIERA

L A  L O C A N D I E R A

di Carlo Goldoni

con (in ordine alfabetico)

Nancy Brilli (Mirandolina)
Fabio Bussotti (Marchese di Forlipopoli)
Giuseppe Marini (Cavaliere di Ripafratta )
Maximilian Nisi (Conte d’Albafiorita)

e con Fabio Fusco (Ortensia), Andrea Paolotti (Fabrizio)

scene Alessandro Chiti    costumi Nicoletta Ercole   luci Michelangelo Vitullo

adattamento e regia Giuseppe Marini

 

Appunti per una Locandiera
Spietata, modernissima e proto-strindberghiana lotta tra i sessi, “La Locandiera”, oltre a sancire il mio esordio registico nel pianeta Goldoni, non ha mancato di esercitare nel tempo, un lungo tempo, proprio come la sua protagonista, una certa misteriosa malia incantatrice. Mistero che apre oggi delle possibili fessure di comprensione (e interpretazione) in quella sorta di trattato, lucido e precisissimo, sull’egotismo o, meglio ancora, sul narcisismo – o battaglia di narcisismi – che da sempre sembra trovare nella sfera amorosa il suo terreno di applicazione privilegiato. Nel deserto dei sentimenti, fra le macerie del desiderio, sempre più confuso e confusamente recalcitrante al suo soccombere, l’Eros riemerge nell’accezione più odiosa, quantunque comica e divertente nel caso del capolavoro goldoniano, quella che reca il marchio della supremazia e della rivalsa. Nel perverso, quanto sterile, gioco di relazioni pericolose, l’Amore è sostituito dalle sue recite e la finzione si serve dell’Amore stesso come strumento e mai come autentica componente affettiva, fino al punto che il desiderio (maschile) faticosamente ritrovato, viene deriso e sbeffeggiato prima di morire, sacrificato sull’altare di un narcisismo (femminile) che tra calcolo, opportunismo, rivalsa, anche interclassista (ma le cose non andranno affatto meglio tra componenti della stessa classe) procede, costi quel che costi, senz’altro oggetto se non il proprio trionfo.

Giuseppe Marini

LA LOCANDIERA FOTO

 

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LA LOCANDIERA RASSEGNA STAMPA

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